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Il mio mondo sono il teatro e la danza Orientale, che vivo come espressione interdisciplinare con diversi stili di danza, il racconto, la voce e la recitazione.
Parlo tre lingue e non bastano per esprimere passione e dolore. La danza fa il resto. Credo che l'arte abbia il compito di avvicinare le persone a se stesse.
Due cose per me vanno affrontate con serietà: lo studio della danza, con maestri qualificati, e il gioco. Amo aiutare le persone a giocare seriamente in danza, a fidarsi che basta quello che sanno per esprimersi e a farlo senza paura del proprio giudizio o di quello altrui.
Mi piace creare gruppi dove le persone si sentono sicure di esprimersi e giocare e dove ogni partecipante tocca il cuore degli altri superando la paura. Non punto alla perfezione, nessuno è perfetto ma l’imperfezione è un esperimento molto interessante da vivere e da vedere.
Un’esperienza fondamentale sull’importanza del gioco è stata per me, l’anno trascorso a Barcellona, mentre seguivo il post grado di Linguaggio Sensoriale e Poetica del Gioco all’Università di Girona con Enrique Vargas.
Come autrice, mi piace scrivere partendo dalla mia esperienza sia come performer che come mamma ed insegnante, affinché i miei libri abbiano un'utilità pratica: Il Linguaggio Segreto della Danza del Ventre, Salomè. Il mito e la Danza dei Sette Veli e Burka, sono i volumi che ho scritto con questo intento.
Insieme a mia figlia Martinica Ferrara dirigiamo il Teatro del Respiro e l’A.S.D. Omphalos dove coinvolgiamo le persone che amano la creatività e l’arte della danza Orientale.
Sono nata in una stanza dietro il back stage di un teatro, il teatro più grande e vecchio della città di Cali, in Colombia, il "Municipal" ora chiamato "Teatro Buonaventura".
Uno dei ricordi più vivi di quel tempo era quello di poter entrare nel back stage del teatro quando iniziava lo scarico e montaggio per un nuovo spettacolo, venendo dalla strada accanto trovavo la grande porta aperta, e non potendo resistere come ad un richiamo entravo per un attimo a curiosare.
Amavo questo vecchio teatro con il legno che crujía sotto i miei piedi mentre camminavo piano, e le sue quinte di tessuto che mi incutevano un po' di paura, messe come guardiani prima di farmi entrare nel palco. Camminavo in quel silenzio carico di storia e nel grande palco riconoscevo una presenza sacra, qualcosa d'invisibile e magico a cui non potevo dare un nome e che ancora oggi mi accompagna.
Molti anni dopo, insieme a mio marito Calogero Ferrara abbiamo creato il primo teatro in Europa per la Danza Orientale: il Teatro del Respiro.
Il teatro è comunità e inclusione. Abbattimento di frontiere e divisioni. Un invito. Un luogo in cui prendersi cura della solitudine umana, della solitudine dell’artista. Molte volte creo nella sala-danza da sola, ma è in compagnia delle danzatrici che il lavoro acquisisce un senso, un corpo vero. E poi, è con il pubblico che possiamo “metterlo al mondo”.
Questo teatro vuole essere l'azione dell'incontro.